Il Punitore sullo schermo

un viaggio a ritroso nel tempo

 

Possiamo dire di essere fortunati. La versione attuale del Punitore, alias Frank Castle (in USA noto come The Punisher), presente nella famosa serie-tv Netflix “DAREDEVIL” (e presto protagonista di una serie tutta sua) è sotto ogni punto di vista la trasposizione più efficace del travagliato e controverso anti-eroe Marvel. L’interpretazione di Jon Bernthal è, non solo visivamente, ma soprattutto intimamente, quanto di meglio si sia potuto vedere sullo schermo. Perfetto fisicamente, con una faccia e un’espressività che da sola ti raccontano una storia, il suo Castle rappresenta tutti i pro e i contro dell’ex-militare, capace di essere al tempo stesso violentissimo e vulnerabile, profondamente traumatizzato dalla sua tragica esperienza familiare. Quindi tutto rosa e fiori? Seee, magari.

Altri prima di lui, al cinema, hanno raccolto l’eredità del Punitore. Tre per la precisione.

Partiamo dall’ultimo di loro, il più recente.

 

Il film è “PUNISHER – ZONA DI GUERRA“, anno 2008. Un reboot totale della saga che non riprende in nessun modo il film precedente del 2004 (di cui parleremo dopo). Si cerca disperatamente una visione più fumettistica, più fedele possibile alla versione cartacea (e per questo si scarta una sceneggiatura di Kurt Sutter, sceneggiatore di grande talento, co-autore di “The Shield” e creatore di “Sons of Anarchy”, da appassionato mi basta questo per strapparmi i capelli), per reindirizzare il pubblico verso un personaggio che sembra un po’ dimenticato. La pellicola è quindi ambientata a New York, come nei fumetti, e per l’interprete di Castle si sceglie il massiccio Ray Stevenson, con un look che riporta alla mente i disegni del copertinista Tim Bradstreet. La regia è affidata alla tedesca Lexi Alexander, che ha all’attivo un solo lungometraggio: “Hooligans”. La trama è minimalista ma efficace, si fa un minimo accenno al doloroso passato familiare e poi ci si butta a mani basse nello scontro fra il Punitore e Jigsaw (Dominic West), in una sequela di violente scene d’azione che solo a volte vanno sopra le righe quel troppo da stonare. Il film ha dei limiti ben evidenti nel budget (cosa che si riscontra soprattutto nelle location, piuttosto povere) ma cerca di ottimizzare al meglio il tutto per regalare allo spettatore una buona dose di divertimento e, nonostante il poco approfondimento psicologico dei personaggi, la pellicola se ne esce con una solidità tutta sua, che convince facendosi perdonare qualche caduta di stile. Stevenson, nonostante sia fin troppo rigido nella sua recitazione, facendosi mancare quella dose di “pazzia” presente nel personaggio originale, è un Punitore convincente, soprattutto per quanto riguarda il suo totale disincanto per il mondo che lo circonda, ormai diventato solo un banale scenario per la sua spietata sete di vendetta. Purtroppo il film ha ricevuto un pessimo risultato al botteghino (farlo uscire in periodo natalizio non penso sia stato una furbata) e la LionsGate, produttrice, lo ha smerciato solo per il mercato home-video negli altri paesi, cercando di limitare le perdite commerciali. Una campagna marketing disastrosa insomma. Uscito con il solo logo “Marvel Knights” (una sottoetichetta dei Marvel Studios) questo film purtroppo, nonostante qualche effettivo merito, ha il grosso difetto di intrattenere lì per lì, ma senza lasciare niente alla fine della visione: tanta mattanza ma poca sostanza direbbe il saggio. Ciononostante non mi sento di bocciarlo appieno, è sicuramente un prodotto più valido del suo predecessore, uscito qualche anno prima.

 

Di cosa sto parlando?

Ma di “THE PUNISHER“, il film più famoso dedicato al personaggio. Siamo nel 2004.

Nonostante la produzione fosse stata piuttosto pubblicizzata all’epoca, la casa di produzione LionsGate (stavolta affiancata dalla Marvel Studios ufficiale) diede al regista Jonathan Hensleigh (un discreto sceneggiatore ma con pochissima esperienza dietro la macchina da presa) un budget limitato (sembra destino che a Frank non sgancino il quattrino) e solo poche settimane per girare l’intera pellicola, cosa che costrinse la sceneggiatura a subire diversi rimaneggiamenti in corso d’opera. Almeno il cast questa volta sembra buono, con un convintissimo Thomas Jane nei panni di Frank Castle (affiancato da una sempre bellissima Rebecca Romijn) e un inedito John Travolta nella parte di Howard Saint, spietato uomo d’affari e nemesi del protagonista. La trama, nelle intenzioni liberamente ispirata alla saga “Bentornato, Frank” e alla miniserie “Punisher: Year One” viene però snaturata in vari elementi sia ambientali (si passa da New York a Tampa City) sia di trama, origini comprese. Ne esce fuori un film piatto, senza guizzi (tranne una scena di lotta contro il Russo veramente ben costruita sulle note del “Rigoletto”), con un Punitore fin troppo tenero nonostante Jane ce la metta tutta (a me alla fine fisicamente non dispiaceva, anche se quella del colorante nero per capelli è una specie di errore/orrore del passato riproposto). Si è cercato di virare il film in un contesto più hollywoodiano e commerciale e, facendo ciò, ci si è allontanati troppo dalla vera anima del personaggio, smussandone la violenza e i contrasti interni del protagonista. Travolta, svogliatissimo, regala una delle suepeggiori performance e il film si muove stancamente fino alla fine, senza un minimo di spessore. Inutile mettere citazioni e strizzate d’occhio ai fan del fumetto qua e là quando l’intero film non regge il peso di una storia che non decolla mai, non prendiamoci in giro! All’epoca Hensleigh dichiarò che le sue fonti di ispirazione per il film erano “Mad Max” (sic!) e l’Otello di Shakespeare(ri-sic!). Cosa c’entrano con il Punitore? Una benemerita mazza, ma ti fanno almeno capire perché le cose sono andate come sono andate.

Nonostante gli incassi non esaltanti, si mise in cantiere il seguito che però non vide mai la luce. Jane ci rimase male stile bambino piccolo a cui hanno tolto il giocattolo preferito e tornò comunque ad interpretare a testa bassa il personaggio nel 2012, in un cortometraggio indipendente intitolato “Dirty Laudry“,che potete trovare tranquillamente su Youtube.

 

C’è fine al peggio? NO! Per vedere il fondo del barile dobbiamo tornare ancora più indietro, fino a…

IL VENDICATORE”, anno 1989,  zan zan!

Progetto a bassissimo budget, protagonista un inespressivo Dolph Lungred con la tinta (aridaglie! Ma non prendeteli biondi cazzarola!) a cui neanche hanno avuto il coraggio di mettere la maglia con il teschio, simbolo universale del Punitore (appare però sui pugnali… il nonsense). La produzione della pellicola parte subito malissimo in quanto in quel periodo la casa “New World“, proprietaria dei diritti, era sull’orlo della bancarotta. Girato in Australia e diretto da un certo Mark Goldblatt (un ottimo montatore prestato alla regia per chissà quale motivo), questo film è un classico anni ’80 di serie-B-quasi-C-forse-D, con sparatorie e scazzottate perpetrate da personaggi bidimensionali che ogni tanto si lasciano sfuggire battutacce da facepalm. Sceneggiatura mediocre in cui tutto sembra un pretesto per far casino, azione divertente a parte (sembra fra l’altro che molte scene fossero totalmente improvvisate per aumentare il realismo, secondo me semplicemente non avevano soldi per pagare un coreografo), è il classico film da cassetta da vedere una serata con gli amici senza troppo impegno e che ti dimentichi subito una volta finito. Una curiosità: la sceneggiatura faceva talmente pena che Dolph scrisse personalmente i monologhi iniziali e finali del film. No, non è un punto a favore.

Il film resta al cinema il tempo di una pausa panino e poi viene subito ritirato, per provare a rivenderlo sul mercato home-video ma con scarso successo: un disastro totale insomma.

Intendiamoci, qui c’è veramente poco del Punitore che abbiamo amato nei fumetti e quel poco che c’è è fatto davvero male. Se si pensa che lo stesso anno è uscito il Batman di Burton viene quasi da piangere.

 

In conclusione, possiamo dire che la figura del Punitore per arrivare alla quasi perfetta trasposizione TV del presente è passata da 27 anni di fallimenti al cinema e da tanta, tanta tinta per capelli!

 

Articolo precedentemente apparso sul sito di MARVEL COSPLAY ITALIA. Link: http://www.marvelcosplayitalia.it/2017/01/06/punitore-sullo-schermo-un-viaggio-ritroso-nel-tempo/

Commenti: 0