"Bud Spencer" di Carlo Pedersoli

 

"Io non sono un attore, sono solo un personaggio"

Avrei potuto parlare di Carlo elencando i suoi molti film e i suoi indimenticabili personaggi.

Avrei potuto parlare di Carlo andando a rivangare i suoi successi giovanili sportivi nel nuoto.

Avrei potuto parlare di Carlo ricordando un eroe della televisione di quando eravamo ragazzi.

Avrei potuto parlare di Carlo Pedersoli, ma parlerò invece di quello che abbiamo conosciuto: quel personaggio chiamato "Bud Spencer".

"Spencer, perchè adoravo Spencer Tracy e Bud perchè bevevo la birra Budweiser"

Il personaggio di Bud Spencer è ormai entrato nel nostro immaginario collettivo e difficilmente se ne andrà. Restano le sue scazzottate, la sua mole da omone buono, la calma infinita con cui affrontava la vita e le grandi avventure con l'amico di sempre, Terence.

Bud è ormai diventato come gli eroi dei fumetti, immortale; metaforizzando le sue pellicole dove appunto c'era la vita senza la morte, la violenza senza la violenza, la rissa senza il sangue e la malizia senza il sesso. Un mondo in cui rimane un tipo di "onore" senza tempo, messo in scena tra umili e arroganti, con cattivi che si affrontano ridendo, uno alla volta, a suon di colpi micidiali.

Raccontava storie di cui era il protagonista, storie dove ti fai male ma non muori, storie dove picchi l'avversario ma solo per far vincere il bene e in quello scontro fisico riusciva sempre a creare una dimensione comica, il tutto senza farci mai smettere di sorridere. Storie classiche, minimaliste, a volte un po' banali, ma che mantengono la loro forza anche dopo tanti anni, per un pubblico, il suo pubblico, che osserva e rispetta ancora quel genuino prodotto italiano.

Chi adesso sarebbe più capace di concepire una figura così libera da ogni complesso, così capace di esprimere pura simpatia, così capace di risplendere di quel bene ormai perduto che è la sincera spensieratezza?

Il "gigante buono del cinema italiano", così ti amavano chiamare, è stato per anni e anni un amico fedele per chi, attraverso le sue gesta, si regalava un sorriso d'istinto, un momento di gioia senza pensieri e sano divertimento. E lo faceva con pochi gesti, pochi sguardi, poche parole. Monoespressivo ma altamente comunicante. Caratterista di personaggi semplici, quasi fiabeschi, ma che appunto restavano, come per magia.

I vecchi e nuovi fan apprezzeranno quel tipo di narrazione cinematografica, quella del "raccontamelo ancora Bud", come una storia amata da bambini e mai dimenticata.

Un personaggio che ha avuto successo perché è rimasto sé stesso, conscio dei suoi limiti, del suo essere Bud  nel bene e nel male. Un mito che non ha mai vestito i panni del mito, ma una versione accentuata ma non caricaturale del suo essere uomo.

Questo era il Bud di Carlo e la sua ultima parola, andandosene serenamente come ha sempre vissuto, è stato un semplice "grazie".

 

Grazie a te Carlo per aver inventato Bud, un amico di tutti che nella vita ha preso a calci e pugni la nostra tristezza.