SYLVESTER STALLONE

70 ANNI DI LEGGENDA

 

Attore, regista, sceneggiatore, pittore, imprenditore, produttore, padre, eroe.

Il 6 luglio di quest'anno ha festeggiato 70 anni una persona che al mondo del cinema, che piaccia o meno, ha dato tanto. Nonostante i soliti con la puzza sotto il naso possano avere qualcosa da ridire, nel panorama cinematografico degli ultimi 40 anni non possiamo non ricordare il nome di un personaggio ormai diventato mito e simbolo di una generazione: Sylvester Stallone.

Una delle maggiori star di film d'azione di sempre, capace di portare sullo schermo personaggi e battute diventati bagaglio culturale di molti di noi. Un uomo capace di crearsi dal nulla, per uscire fuori da una realtà che lo aveva condannato a un'esistenza modesta e priva di gloria.

Nato sotto umili natali, figli di un parrucchiere italiano e di un'astrologa metà francese e metà ucraina, Sylvester (nome ereditato dal nonno Silvestro) vede la luce con un paralisi parziale del viso (a causa di un errato uso della forcipe al momento della nascita) che solo molti anni dopo gli donerà quell'espressione che ha contribuito a renderlo famoso, a cui aggiungiamo un lieve rachitismo adolescenziale (cosa che lo porterà ad una vera ossessione per la sua forma fisica futura).

Cresciuto nella periferia di New York, assorbe quell'atmosfera proletaria che avrebbe dato vita ai suoi personaggi più sentiti e riusciti. Partito dal basso che più basso non si può non si perde mai d'animo, continua a scrivere e studiare recitazione mentre nel frattempo lavora come buttafuori, venditore di biglietti al cinema, pulitore della gabbia di leoni alla zoo di Central Park e addirittura protagonista di una pellicola porno, che non rinnegherà mai, limitandosi a ironizzarci sopra.

Curioso notare come quello che sarebbe diventato un eroe nazionale parte nel mondo del cinema come comparsa in ruoli da delinquente. L'attore ha spesso ricordato come da giovane la sua faccia fosse sempre associata a quella di un poco di buono, spesso malvagio. Non si può dire che il destino non abbia una sua ironia.

A 30 anni, con pochi dollari rimasti in tasca, riesce finalmente, con grande caparbietà, a scrivere la sceneggiatura di "Rocky" e a farsi assegnare la parte del protagonista, sfidando produttori e finanziatori scettici. Era il 1976 e Balboa rapisce il cuore del mondo, mettendo in scena il sogno americano del povero uomo di strada che agguanta la sua possibilità, l'unica nella vita, con tutto quello che ha. E' il successo! Il film gli fa guadagnare la nomination all'Oscar sia come sceneggiatore che come attore, un record condiviso con nomi altisonanti quali Charlie Chaplin e Orson Welles. Da quel momento parte una carriera costellata di grandi successi ma anche immense delusioni, sia nella vita artistica che in quella privata.  Non ho intenzione di mettermi qui a fare una lista dei millemila film interpretati da Sly, non è questo quello che mi interessa adesso. Più che il suo lavoro vorrei soffermarmi su quello che è l' "uomo" dietro tutto questo, una persona che è molto più di quello che la gente spesso percepisce. Stallone ha il grande merito di essersi saputo reinventare più volte, certamente sempre costretto nei propri limiti, di cui lui è spesso il primo ambasciatore.

Pur non abbandonando mai il cinema d'azione, Stallone si getta anche in ruoli comici o puramente drammatici. Scelte a volte azzardate, scelte a volte deleterie, si è ormai perso il conto di quante volte critica e pubblico lo davano per morto, artisticamente parlando, ma lui è sempre risorto dalle sue ceneri, come una moderna fenice.

Interpreta (e spesso crea) alcuni dei personaggi più iconici del cinema: il già citato Rocky Balboa, seguito dal reduce John Rambo, il granitico Marion Cobretti, il sentimentale Lincon Hawk, il poliziotto John Spartan, lo sceriffo Freddy Heflin e tanti altri fino a Barney Ross, protagonista della trilogia dei Mercenari.

Ha legato le sue interpretazioni più famose all'idea di rivincita sulla società chiusa e dispotica, superando tutte le avversità fisiche e psicologiche a cui la vita ti sottopone.

"Non è finita finché non è finita", il motto di Rocky e di Stallone, capace di rialzarsi a dispetto di tutto, capace di mostrarsi uomo oltre che attore, capace di costruire un personaggio con il cuore. Perchè la storia del personaggio di Rocky ha molte analogia con quella dell'attore Stallone, in cui ha riversato molti dei suoi pensieri, delle sue esperienze, del suo essere uomo e simbolo. Sly non è mai rifuggito dalle responsabilità, ha sempre messo sé stesso in prima linea e ha avuto il coraggio di ammettere pubblicamente i suoi errori, cercando di imparare da essi, specialmente quando l'arroganza da star, nel momento del suo massimo splendore, gli ha fatto dimenticare le sue umili origini, portandolo a insuccessi pesanti per la propria carriera.

Ricordiamo inoltre che Stallone ha dovuto anche subire il terribile trauma della perdita del figlio Sage, stroncato da un arresto cardiaco. Una tragedia affrontata con grande umanità anche grazie alla stabilità che ha finalmente trovato in ambito familiare con la moglie Jennifer Flavin e le sue figlie.

Nonostante l'Academy continui a negargli l'Oscar (l'ultimo schiaffo è stato nell'edizione 2016, in cui il suo Balboa di "Creed" poteva e doveva vincere) lui continua ad andare per la sua strada, come una vera star popolare, che pensa al suo pubblico e alle sue esigenze di artista a tutto tondo (ricordo l'altra sua grande passione, la pittura, mai tralasciata e ricca di soddisfazioni personali).

Un uomo che arriva a 70 anni dicendo "la mia vita è fatta per il 96% di fallimenti e per il 4% di successi", un bagno di umiltà che lo rende unico e amato. Perchè a Sly gli puoi volere solo bene, perchè è stato il volto dell'eroismo della tua adolescenza e la figura paterna virtuale che ci ha accompagnati fino all'età adulta, in cui ha assunto un ruolo di saggio consigliere. Insomma, un'immagine che ci ha cresciuti, in un certo senso, con i suoi pregi e i suoi difetti, i suoi successi e i suoi fallimenti, ma che ci ha anche insegnato che non bisogna mai mollare, mai, anche  quando la vita ti lascia a terra e "niente può colpirti duro come fa la vita".

 Se nel cinema esiste un eroe del popolo, questo non può che essere Sylvester Stallone.

Un esempio vivente di come il sogno dell'uomo comune può diventare storia.

Auguri Campione.

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