THE POST
("The Post" - 2017 - 115 minuti)
Gli ingredienti per rendere "The Post" un classico c'erano tutti: due protagonisti d'eccellenza, un regista importante, una storia intrigante tutto sommato ancora moderna e una colonna sonora creata da uno dei più grandi compositori viventi.
Missione riuscita? Fino ad un certo punto.
Se da un lato la pellicola ha il pregio di raccontare un importantissimo fatto di cronaca (possiamo dire quasi di valenza storica) con la classe di cui i nomi interessati ci hanno fatto ormai abituare, dall'altro mi è rimasto, alla fine della visione, un senso di "bello ma non bellissimo", come se all'ultimo film di Spielberg mancasse qualcosa nonostante tutto.
Stiamo parlando di cinema di prim'ordine, intendiamoci. Steven gira il tutto con sicurezza (anche troppa: quando sullo schermo ci sono i due protagonisti piazza la telecamera e li lascia fare) e riesce a donare alla storia un ritmo piuttosto dinamico anche se nelle quasi due ore di durata si avverte qualche fase di stanca, più che altro per una Streep che mi ha convinto meno di altre volte (e, nell'edizione italiana, molto penalizzata dal doppiaggio della solita Maria Pia di Meo, veramente troppo invecchiata rispetto all'attrice). Mi è molto di più Hanks che risulta molto credibile nella parte di un direttore di giornale fiero e determinato, costretto a combattere con le unghie e con i denti verso tutti. Ancora di più mi sono piaciuti i molti comprimari (fra tutti Sarah Paulson, Bruce Greenwood e uno straordinario Bob "Saul Goodman" Odenkirk) che con grandi interpretazioni rendono reale tutto il comparto narrativo. Buona anche la colonna sonora di Williams che però, come ormai ci ha purtroppo abituati, non riesce più a creare qualcosa di memorabile come una volta.
La storia funziona, rende tangibile il senso di responsabilità di ogni scelta, colpisce senza regalare grandi colpi di scena, racconta non solo un fatto ma un preciso momento storico e, nonostante un paio di passaggi piuttosto repentini che mi hanno fatto un po' storcere la bocca, rende merito al grande talento di Josh Singer, già sceneggiatore di "Il caso Spotlight" (che personalmente mi era piaciuto di più).