BOHEMIAN RHAPSODY

("Bohemian Rhapsody" - 2018 - 134 minuti)

 

 

E' bene chiarire subito una cosa: il film di Brian Singer non deve assolutamente passare per un prodotto storico o documentaristico ma esclusivamente celebrativo, permeato da ogni classico stereotipo del genere, atto non a raccontare ma solo a mitizzare ogni momento della carriera del gruppo. Tutto alla ricerca dello spettacolo per il grande pubblico e, a catena, dei conseguenti grandi incassi.

Se si osserva con un occhio critico si nota le tempistiche a volte troppo dilatate, a volte troppo compresse, spesso platealmente alterate rispetto alla realtà, in cui i personaggi ne escono come tanti piccoli cliché studiati a tavolino. Le varie tematiche sono tenute volutamente al guinzaglio per non offendere nessuno, così come le situazioni sono a volte stravolte per aumentare una spettacolarizzazione di cui la vera storia non sentiva assolutamente il bisogno.

La didascalica scrittura della pellicola, nata da una travagliatissima produzione passata da troppe mani e troppe menti, è al tempo stesso il bene e il male di "Bohemian Rhapsody".

UN BENE per il grande pubblico che ha premiato e premierà sempre questo tipo di produzioni, che esaltano il lato artistico e offrono allo spettatore un finale memorabile (di solito la parte che resta più impressa alla maggioranza una volta usciti dalla sala), che se ne frega della caratterizzazione dei personaggi e tende a guardare le facce (benino Malek con il suo Freddie, forse troppo caricaturale, mentre ho trovato STREPITOSO Gwilym Lee sul meno osservato Brian May) più che ad ascoltare i dialoghi. Un pubblico generalista che, anche comprensibilmente, viene travolto dall'amore verso la band, trascinato euforicamente dalle tante potenti melodie ormai storiche (anche a discapito di alcune mancanze veramente pesanti).

UN MALE per chi cerca un film d'autore oltre lo spettacolo, per chi aspetta di percepire non solo la patina dei personaggi ma anche le loro interiorità, soprattutto nei momenti più scomodi. Un peccato per chi si aspettava uno studio più organico e profondo del gruppo, per chi cercava una storia raccontata in maniera non canonica, esattamente come i Queen esprimevano la loro musica.

Probabilmente non sapremo mai quanto il successo della pellicola sia stato determinato dalla qualità del film e quanto dall'impareggiabile fascino dei Queen, ma probabilmente era lecito aspettarsi più "coraggio" da una storia che, tra l'altro, durante la realizzazione è sempre stata sotto l'occhio attento di due membri della band. Alla fine il film resta godibile, capace certamente di entusiasmare ed emozionare (soprattuto, come detto, nel mirabolante atto finale), ben conscio del suo potenziale furbescamente sfruttato.

Per quanto mi riguarda "Bohemian Rhapsody" non è un film particolarmente interessante sotto nessun aspetto, ma resta un grandissimo tributo al mito di una delle band più importanti della storia della musica. Volete divertirvi e passare due ore di buona musica? Bene, guardate "Bohemian Rhapsody". Se cercate qualcosa per rivivere la storia dei Queen, guardate altrove.

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