HALLOWEEN
("Halloween" - 2018 - 104 minuti)
Ammetto che non ero molto ben disposto verso questo seguito, che di fatto cancellava dalla continuity ogni film della saga dopo il primo. Non mi era mai dispiaciuto troppo il "trittico" formato da "Halloween", "Halloween 2" e "Halloween - H20", un capolavoro e due discreti film che in qualche modo tiravano le fila di tutta storia fra Laurie e Michael, chiudendo bene il cerchio (ometto di proposito quell'aborto di "Halloween: resurrection, che ufficialmente rovinò tutto).
C'erano buone premesse: il ritorno di Jemie Lee Curtis e Nick Castle, la colonna sonora curata dal Maestro Carpenter, un divieto ai minori che allontanava il dannato PG13 e la ritrovata location di Haddonfield.
Che dire, le premesse sono state mantenute ed il film si è rivelato una piacevole sorpresa, meritandosi il titolo di miglior seguito del primo (immenso, inarrivabile) capitolo.
Parliamo subito della STRAORDINARIA colonna sonora di Carpenter, che a 70 anni suonati ci regala una perla di sinfonie che comprende la modernizzazione di vecchi temi e la creazione di nuove musiche, tutte bellissime e di forte impatto sulla scena (il regista David Gordon Green, intelligentemente, le inserisce dovunque appena può), grande John!
Questo "nuovo seguito" funziona, niente da dire. E' stato creato per raccontare qualcosa, non come bieco espediente commerciale e questa cosa si nota fin da subito, con un'intensa scena iniziale in manicomio che sembra voler ribattere il concetto "qui si torna a fare sul serio...e ci sono ancora cose da dire".
Il concetto di "uomo nero", tanto caro al Maestro nella prima pellicola, viene riproposto in una nuova veste che non solo, a dispetto di altri film, non vuole in alcun modo umanizzare la figura di Michael (che è e rimane il simbolo del "male" che non muore mai e interpretato alla grande da un Castle che, ovviamente, sa bene come farlo muovere) ma al contrario ripropone in maniera originale il concetto di cacciatore-preda, arrivando a scomporlo e ricomporlo attraverso un'analisi multigenerazionale della famiglia Strode, in cui la vecchia Lourie (che deve tanto ringraziare l'esempio di Sarah Connor) la fa da padrone, con una performance davvero riuscita. Tre Strode, tre epoche diverse, gli anni che passano e le cose restano uguali, ma non senza soffermarsi in più punti su quanto in realtà tutto è nuovo, lasciando un assassino ibernato nella sua violenza e soffermandosi su come siano cambiate le sue vittime. L'atmosfera azzeccatissima, opprimente, cattiva, violenta e ad alta tensione quando serve, non perdona del tutto qualche flessione nella sceneggiatura (che accusa una parte centrale un po' stanca) e qualche taglio di troppo su alcuni personaggi secondari che ci vengono presentati e poi vengono liquidati troppo in fretta o senza spiegazioni, cosa che colpisce anche le ultimissime inquadrature finali, che escano decisamente tagliate con l'accetta da un montaggio non troppo curato.
Ci sono diversi rimandi al passato, alcuni riusciti alcuni meno, ci sono diverse strizzate d'occhio che non stufano e, cosa più importante, sempre funzionali alla storia e mai superflue (che cazzo di furia avevate, mannaggiavvoi?).
In generale però ci troviamo di fronte ad un buon film horror, ben girato, ricco di spunti interessanti e che finalmente rende giustizia a questa saga e ai suoi personaggi, reinterpretando intelligentemente le tematiche originali in un contesto moderno.