READY PLAYER ONE

("Ready Player One" - 2018 - 140 minuti)

 

 

 

PREMESSA: il mio giudizio sul film non prende in considerazione l'opera letteraria da cui è tratto, ma analizza soltanto la controparte cinematografica.

Allora, come descrivervi l'incredibile esaltazione che "Ready Player One" può suscitare in un fan della mia generazione, cresciuto praticamente in mezzo a tutto quello che appare sullo schermo? Spielberg è sempre bravissimo a prendere il ragazzino che è dentro di noi e a trascinarlo in un caleidoscopio di emozioni personali. Le valanghe di citazioni dalla cultura nerd potrebbero riempire decine di visioni, la struttura avventurosa del film (ineccepibile tecnicamente, ma nessuno si aspettava di meno) è ben calibrata e gioca con la nostra fantasia in maniera furba ma divertente. Puro intrattenimento, di quello bello, di quello ottimista, che ti fa uscire dalla sala con il sorriso stampato in faccia.

"Ready Player One" è un prodotto che risulterà irresistibile per ogni giocatore, videogiocatore, appassionato di cinema, di musica e in generale di quella cultura pop a cui si fa più volte direttamente riferimento nei dialoghi. Il vertiginoso susseguirsi delle scene/livelli è una vera gioia per gli occhi (con un paio di scene davvero ben studiate, ma davvero tanto) mentre la bella colonna sonora di Alan Silvestri gioca con tanti temi del passato.

Adesso però voglio fare un esperimento antipatico, una di quelle cose che non si dovrebbero fare ma che BISOGNA fare per carpire il vero valore del film in questione. Spoglio il film della sua pelle, lo sviscero per trovarne l'essenza, lo libero di tutte le lucine che lo circondano e che tanto ci piacciono, lo analizzo in maniera totalmente insensibile, dal puro punto di vista filmico.

Cosa mi rimane?

Una buona avventura, piuttosto lineare, con qualche forzatura di troppo e una morale stantia, che per quanto sia avvincente non mette in mostra né tecnicamente né concettualmente niente di nuovo o di semplicemente rilevante. Un protagonista che, ahimè, recita molto meglio in digitale che nel reale (sono da sempre convinto che Tye Sheridan sia un anonimo ciocco di legno con la faccia a pesce lesso e poco più) con uno stuolo di personaggi secondari quasi tutti monodimensionali.

"Ready Player One" è una confezione sfavillante che attira ed esalta una larga fetta di pubblico ma che nasconde, ad una più attenta (e cinica) analisi, un prodotto molto meno luccicante di quanto si pensi.

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