Il corriere - The Mule
("The Mule" - 2018 - 116 minuti)
Clint, a 10 anni da "Gran Torino", torna al doppio ruolo di regista e protagonista e lo fa nella maniera più sincera possibile, dall'altro dei suoi quasi 90 anni.
La sua camminata si fa più lenta, i suoi movimenti più ingobbiti, la sua parlata più strascicata, ma dai suoi occhi, ormai due fessure sul mondo, riusciamo ancora a scorgere una visione del mondo fuori dal tempo e densa di tanti stati d'animo.
L'ingenuo Earl Stone è quasi una caricatura, più o meno volontaria, di Walt Kowalski, suo personaggio capolavoro. Estremizza le sue diversità, insiste sul suo parlare senza filtri, disprezzando il mondo moderno e accettando qualsiasi situazione, anche la più estrema, con la flemma del vecchio americano.
Questo film, in cui la storia forse anche troppo sopra le righe è solo un pretesto per raccontare lo stile di vita di quest'uomo messo a confronto con una realtà che non gli appartiene, stigmatizza un pensiero ormai antico che si sta pian piano estinguendo, così come quel cinema fatto di silenzi, di lunghe carrellate, di sguardi che colpiscono più di un pugno.
Il vecchio Clint gira tutto con occhio attento, pacato, con la solita alternanza spiazzante fra la grande sensibilità di certe scene e la cruda durezza di altre, in un'altalena che ci lascia da sempre sbigottiti, smarriti ma estremamente affascinati. Una storia di famiglia, di rapporti, di perdono e di redenzione, temi da sempre cari al regista, presentati sempre con la solita classe.
"Il corriere - The Mule" non è certo il film migliore di Eastwood, sicuramente inferiore a "Gran Torino" ma decisamente sopra la media, per un uomo che, alla soglia dei 90, è ancora capace di dare lezioni di cinema ad un mondo che sta cambiando e a cui, sempre di più, sente di non appartenere più ma sforzandosi di stargli dietro e capirlo. Alla sua maniera.