"On Air - Storia di un successo"
("On Air - Storia di un successo") - 2016
Ho voluto mettermi un po' alla prova con la recensione di questo film così particolare. Non sono un fan di Mazzoli e ho seguito solo alcune puntate del suo Zoo di 105, ma sono sempre stato incuriosito dalle mille vicende che lo hanno visto presente nella storia della radio italiana, di cui è indubbiamente un protagonista. Quella stessa curiosità mi ha spinto a vedere e recensire il suo film, che già dal tema trattato non riesce ad essere inquadrato in un solo genere: un po' commedia, un po' dramamtico, piuttosto biografico.
Produzione autoprodotta, girata dal cugino del protagonista, low budget, tanti camei di amici, ovviamente tanta bella musica di fondo ma...cosa dire effettivamente di questa pellicola? Se lo si guarda da un punto di vista puramente cinematografico se ne esce con le ossa a pezzi: lunghezza eccessiva, sconclusionato in più punti, poco approfondimento delle rare figure interessanti (il padre e la madre su tutti), fotografia da bocciare nel 90% del film (a tratti la scena è illuminata talmente male da sembrare una brutta produzione amatoriale), recitazione a tratti imbarazzante (spesso gli attori sono così pessimi che Mazzoli, che attore non è, risulta molto più convincente di loro) e soprattutto tanta, tanta, troppa autocelebrazione da parte del DJ.
Eppure c'è qualcosa, qualcosa che mi ha lasciato un senso di appagamento una volta arrivati ai titoli di coda. E' strano ma, così come nella radio, se si riesce a superare l'iniziale senso di disturbo irritante creato dall'egocentrica presunzione e arroganza del personaggio Mazzoli si comincia a rilassarci e a godere di quel senso di libertà e verità di cui tanto straparla. Ed ecco che il film comincia ad avere un senso, iniziando ad apprezzarne alcune scelte stilistiche e registiche molto efficaci nella sua semplicità, con un Mazzoli che sfonda più volte la quarta parete senza mai esagerare nei contenuti o nella forma.
La furbizia dell'operazione, marchio di fabbrica di un personaggio che è sempre sembrato più stupido di quanto in realtà era, è indubbia: nel film viene raccontata la storia del DJ e la sua difficoltà nel raggiungere il successo, ma anche la sua infinita serie di stupidaggini e colpi di testa, senza mai però che ne consegua una vera e propria condanna, ma trattate perloppiù come marachelle di un adorabile stronzo.
Nonostante lo strabordante amore per se stesso, il trucco funziona, ma un occhio più attento non può perdonare al film la sua celebrazione del personaggio e non di ciò che ha costruito. Ci si occupa troppo delle cause e poco delle conseguenze con il risultato che non si riesce a capire bene dove la pellicola voglia andare a parare, persa fra le avventure di un uomo dal comportamento molto discutibile. Marco Mazzoli è una di quelle figure che puoi amare o detestare ma che difficilmente ti lasciano indifferenti e probabilmente è sempre stata questa la sua forza.
II messaggio del film, che per detta dello stesso Mazzoli, che ammetto non sfigurare nella sua doppia parte di protagonista-narratore, vorrebbe essere "Insegui sempre il tuo sogno fino a che non l'hai raggiunto" ma per me si trasforma alla fine in un "Se hai successo e piaci alla gente si perdona tutto".
Il bello è che è vero, questa storia lo dimostra.