CLERKS III
("Clerks III" - 2022 - 100 minuti)
A Kevin Smith gli vogliamo bene, da sempre.
È uno della nostra generazione, ha un senso di appartenenza. È una persona con le nostre passioni, le nostre esperienze, le nostre delusioni e le nostre rivalse. Gli possiamo perdonare il fatto che non accetti di far invecchiare i suoi personaggi, amaramente racchiusi in un bozzolo audio-visivo vecchio di 30 anni, quasi improponibile ai nostri giorni. Assolviamo anche il fatto di non accorgersi ancora che l’umorismo è cambiato, ha modificato tempi e soggetti. Prendiamo l'esempio più eclatante: Jay e Silent Bob. Ormai sono macchiette stantie, buone solo per piccole toccate e fughe davanti alla telecamera. Allo stesso modo le battute di Randal ci appaiono molto meno geniali, forse meno ispirate e sagaci. Quando inizi a guardare “Clerks III” ti appare tutto sfocato, fuori tempo, fuori posto. Tecnicamente mediocre, anche come recitazione. Sembra una sorta di gag accozzate con poco gusto, condita con un’autoreferenzialità che sembrava aver trovato il suo apice nel pessimo “Jay e Silent Bob – ritorno ad Hollywood”, in cui mi ero più innervosito che divertito. Il tutto era un'ulteriore conferma della parabola tristemente discendente del regista e sceneggiatore.
No, Kevin Smith non sa più far ridere.
MA…
Kevin Smith sa ancora commuovere.
Con l’andare dei minuti, il film cambia faccia, rivelando la sua vera anima. Paracula quanto vuoi, ma sincera e sofferta. Ritorna il regista che ho amato, quello che lascia la battuta per la considerazione, la gag per la presa di coscienza. Mi sono tornate in mente perle mai abbastanza conosciute come il suo primo “Clerks” , “Dogma” o quello che ritengo il suo capolavoro: “In cerca di Amy”. Finalmente si lascia da parte la battuta sempliciotta e si ragiona di sentimenti, di paure, di rimpianti, di tempi che vanno e non ritornano. “Clerks III” parla al pubblico che è cresciuto con questa saga (e in generale con tutto l’universo “View_Askewniverse” creato da Smith) ricordandogli che cazzeggiare è sempre bello, ma le conseguenze non sono le stesse di quando eravamo ragazzini, e da alcune strade non si torna più indietro. Una regola che vale sia nel film che nella vita reale, assottigliando il più possibile la linea di demarcazione fra le due cose. Si capisce che è un film personale, frutto delle recenti e terribili vicende private di Smith, che ha rischiato seriamente la morte. Un film che sa di monito e insegnamento, senza però sembrare saccente o banale.
“Clerks III”, al netto dei suoi evidenti limiti, ti smette di divertire presto, lasciando l’amaro in bocca e costringendoti a guardarti allo specchio, in cui forse l’immagine riflessa non è e non sarà mai quella che sognavi una volta. Forse diversa, forse migliore.