"Gods of Egypt" ("Gods of Egypt") - 2016
Devo ammettere che questa è una delle poche volte in cui mi sono trovato veramente in difficoltà a scrivere una recensione. E' ormai un paio di settimane che penso a quali siano le parole migliori per raccontare quest'ultima fatica di Alex Proyas (un regista che personalmente non ho mai amato molto), un prodotto davvero singolare nel suo essere, nel bene e nel male.
Il grande dilemma, dopo la visione, era il pensiero che continuava ad attanagliarmi: "Gods of Egypt" è un film veramente, ma veramente brutto...ma che ti lascia qualcosa che non sai bene identificare, una piacevole sensazione che non sai bene da dove arrivi. Sarà la simpatia suscitata dagli attori (e non dai personaggi), sarà che sembra un film che non si prende mai sul serio, sarà il coraggio da leoni nell'affrontare soluzioni visive sempre più estreme, sarà il ritmo tutto sommato buono per i suoi 127 minuti, sarà che fa schifo ma "fa il giro" e diventa accettabile e non posso dire che, sotto sotto, non mi sia piaciuto.
Parlando con altre persone che l'avevano visto mi sono accorto che anche loro avevano avuto la stessa situazione e cioè che nonostante venisse fuori un quadro cinematografico decisamente scarso da questo esperimento filmico, quel qualcosa che si salvava riusciva a rendere il tutto gradevole al palato.
Intendiamoci, i problemi ci sono e sono ben evidenti. "Gods of Egypt" è una pellicola che tradisce probabilmente la sua idea originale in un mare di errori che la trasformano in un gigantesco fallimento rispetto all'idea di base. Un film che si basa principalmente sugli effetti speciali (è costato la bellezza di 140 milioni di dollari) non può presentarmi una CGI altalenante con dei fondali che sembrano attaccati col matte painting, con un budget sfruttato davvero male. Molti elementi della scena appaiono veramente finti e spesso si perde la magia del momento, nonostante sia molto interessante la scelta di saturare in maniera decisa tutti i colori, portando ai nostri occhi un antico Egitto originale e appagante, grazie anche al buon lavoro fatto dal reparto costumi, a patto di accettare l'assoluta irrealtà del tutto (dove "liberamente ispirato" è un eufemismo), a favore di una soluzione più spettacolare e prepotentemente occidentale.
Incredibilmente, è proprio questa coraggiosa (e a tratti folle) spregiudicatezza a salvare questo film, sempre in bilico fra il ridicolo e il kitsch, e sinceramente non so quanto di tutto questo era nelle intenzioni originali del regista. Gli elementi comici (che funzionano, il film è discretamente divertente) sembrano involontari, la componente epica si perde in scelte da blockbuster tamarro, i due protagonisti (Nikolaj Coster-Waldau e Gerard Butler) gigioneggiano più di quanto dovrebbero facendo trasparire l'attore dietro al personaggio, sempre compiaciutissimo ma non per questo antipatico, anzi.
Un film nato come originale e interessante esperimento visivo che è cresciuto "diverso" ma che in qualche modo ha reso questa sua diversità accettabile per quel pubblico che ama divertirsi e lasciarsi trasportare (il resto lo detesterà senza appello).
Per il resto ci ritroviamo davanti ad un film confuso, che anela scene su scene a volte senza molto senso logico, con trovate molto interessanti ma mal realizzate (vedi tutta la parte relativa a "Ra" o la caratterizzazione degli inferi) e personaggi che vengono più ricordati per l'estetica che per la costruzione.
Insomma, un gran pasticcio; ma un pasticcio che ha il merito di lasciare, probabilmente in maniera involontaria, qualcosa allo spettatore.